Progetto Cammininbosco: di cosa si tratta

Il progetto “Camminainbosco” è stato realizzato grazie al finanziamento del Piano di Sviluppo Rurale della Regione Piemonte 2007 – 2013, Misura 227.

I percorsi attraversano varie tipologie forestali caratteristiche e, oltre ad un interesse di carattere naturalistico e paesaggistico, custodiscono anche un notevole valore storico sia per le vicende politico-militare cui sono legati sia per la testimonianza di una gestione del territorio che vedeva nella pastorizia e nell'agricoltura il perno attorno a cui girava tutta l'organizzazione sociale di questi luoghi.


I sentieri che si possono ritrovare sono:
- “Selva di Chambons”;
- “Vivaio Clotas” – sentiero Bouchette-Cias-Granges;
- “Bosco di protezione Bletonnè”
tutti nel territorio comunale di Fenestrelle.
Nel territorio comunale di Usseaux si trova invece il sentiero Laux – Rocca del Laux – Osservatorio.

Nelle sezioni sottostanti potete trovare i file audio relativi ai contenuti trattati nei vari pannelli illustrativi dislocati lungo i percorsi.

Boschi di Fenestrelle

La proprietà forestale comunale di Fenestrelle risulta territorialmente importante per il territorio comunale, occupando complessivamente circa il 30% della superficie territoriale.
I popolamenti forestali di Fenestrelle, grazie alle grandi superfici forestali, alla localizzazione dei boschi a partire dai 1000 m. di quota fino al limite superiore della vegetazione, alla molteplicità delle esposizioni e delle classi di pendenza, mostrano nel loro complesso una grande variabilità, comprendendo tutti i gradienti del passaggio dal piano montano al piano subalpino superiore e da stazioni fresche a situazioni decisamente secche.

Nel loro complesso i boschi comunali hanno costituito una risorsa economica di notevole valenza per le collettività di Fenestrelle e Mentoulles (l’attuale Comune di Fenestrelle deriva dall’unione avvenuta nel 1929 dei Comuni censuari di Mentoulles e Fenestrelle.

In particolare il larice di Fenestrelle, soprattutto quello della zona detta “bandita di Chambons” ha goduto da sempre di una fama di ottime qualità tecnologiche.
 

Boschi di protezione

Tutti i tipi di copertura del suolo (erbacea, arbustiva e, in particolare, arborea) svolgono un'azione di protezione, grazie al controllo dei deflussi idrici superficiali e di consolidamento garantito dagli apparati radicali ed in virtù dell’azione di intercettazione e di contrasto della chioma nei confronti degli eventi meteorici destabilizzanti (neve, pioggia, vento).
Già nei secoli passati esistevano decreti che proibivano il taglio del bosco in certe foreste che svolgevano una funzione protettiva nei confronti di villaggi alpini. Per quanto concerne il Comune di Fenestrelle occorre ricordare la “bandita di Chambons”, in cui era assolutamente vietato il taglio delle piante ed il pascolo in bosco. La conservazione della foresta era allora ricercata unicamente attraverso l’interdizione dei tagli.

I tradizionali rapporti esistenti localmente tra uomo e foresta sono stati profondamente modificati in questi ultimi decenni e le foreste di protezione hanno attualmente un ruolo più importante rispetto al passato. La costruzione di nuovi insediamenti in aree un tempo non urbanizzate, l’esigenza del mantenimento costante della viabilità stradale e ferroviaria nel corso di tutto l’anno, le nuove attività industriali e turistiche invernali hanno di molto aumentato le esigenze di protezione dell’uomo nei confronti della foresta. La maggior parte delle foreste di protezione delle Alpi presenta attualmente i seguenti problemi: marcato deficit di rinnovazione, insufficiente rappresentanza di popolamenti di età intermedia, insufficiente stabilità e crescente vulnerabilità ai disturbi naturali.

In conseguenza di questo ruolo generico di protezione, ed anche della maggiore importanza che la funzione produttiva aveva nel passato, nella pianificazione forestale precedente, si è utilizzato il termine foresta di protezione per tutte quelle foreste che non svolgevano una prioritaria funzione produttiva. Oggi si considerano di protezione le foreste che svolgono un’azione di protezione idrogeologica (frane, valanghe, caduta massi, ecc) diretta.

Bosco da seme

Il bosco che potete osservare sul versante opposto è Il Bosco da seme di pino silvestre di Fenestrelle. Esso si estende sotto il forte in direzione di Fenestrelle e più ad est, a monte dell'abitato di Depot , fino al Vallone di Jouglard, il nucleo principale è in prossimità del Centro di Soggiorno di Pra Catinat. L'accesso al bosco avviene dalla strada SP 172 che dalla Frazione Depot porta a Pra Catinat.

Le Valli Chisone, Germanasca e Susa sono molto ricche di pino silvestre; la specie occupa diversi ambiti stazionali, dimostrando buone capacità di adattamento, anche se attualmente è in regresso per la naturale evoluzione verso formazioni forestali più mature. In tale contesto il Bosco di Fenestrelle, iscritto al Libro nazionale dei Boschi da seme, è da considerarsi di primaria importanza a livello regionale e nazionale, in grado di soddisfare le attuali esigenze della vivaistica forestale; si tratta di una fustaia di pino silvestre, con molti individui adulti, di buon portamento e con fruttificazione quali-quantitativa abbondante.

Altri elementi positivi sono l'estensione del popolamento, la facilità di raccolta e la presenza dell'Ente Parco Alpi Cozie, che assicura un'elevata sicurezza di mantenimento del popolamento. Nel panorama regionale delle Alpi il bosco di Fenestrelle, assieme ai popolamenti di Savoulx (Foens), è fra quelli con i più alti livelli di variabilità genetica, elemento sicuramente fondamentale per l'adattabilità della provenienza.

Si tratta di un bosco molto uniforme sotto l'aspetto tipologico, ascrivibile alla Pineta di pino silvestre pressoché in purezza, mescolata con il larice a quote superiori ai 1700 m

Bosco di Invasione

L’abbandono delle terre marginali, comune a gran parte delle aree montane e causato dalle profonde trasformazioni socio-economiche del dopoguerra, ha innescato un repentino passaggio dal paesaggio rurale a quello forestale.
L’abbandono pressoché totale delle attività agricole ha favorito, parallelamente al degrado dei manufatti, la colonizzazione forestale secondaria dei prati e dei campi di fondovalle oltre che dei pascoli che costituivano i numerosi alpeggi di alta quota. Il bosco di neoformazione è un elemento molto dinamico e che, in particolare negli ultimi 50 anni, ha recitato e recita tuttora un ruolo da protagonista nelle trasformazioni del paesaggio forestale. L'espansione di questo tipo di bosco ha determinato la scomparsa di numerosi spazi aperti costituiti da campi, prati e radure, determinando, al tempo stesso una riduzio e della biodiversità.

Queste tipologie forestali sono formate, alle quote inferiori, da frassini, betulle, aceri e altre latifoglie mentre alle quote superiori si trova il maggiociondolo, il sorbo e, nei versanti più soleggiati anche il pino silvestre.

Alle quote superiori l'evoluzione naturale sta mostrando come formazioni forestali considerate naturali come il lariceto, in realtà si stanno evolvendo verso una composizione specifica mista con l'invasione di latifoglie nei lariceti pascolati e l'arrivo di specie come il pino cembro e l'abete bianco, da sempre sfavoriti dall'uomo a causa del forte ombreggiamento che non consentiva il pascolo e della scarsa qualità tecnologica del legno.

Gestione forestale

Le foreste dell’area alpina nel passato sono state intensamente tagliate o modificate dall’uomo ma, a differenza delle foreste di conifere temperate di pianura o delle foreste boreali, i nostri boschi non hanno mai svolto esclusivamente una funzione produttiva ma sono tradizionalmente delle foreste a uso multiplo. Qui la produzione è sempre stata condizionata da altre aspettative tra le quali storicamente sono risultate prevalenti la funzione di protezione (boschi banditi) e quella di pascolo (lariceti pascolati), oltre alla produzione del legname in modo da ottenere il massimo dei benefici economici e sociali. Oggi, nuove esigenze sono quelle legate alle attese turistico-ricreative, paesaggistiche, naturalistiche ecc. Le vecchie e le nuove funzioni coesistono ed a volte sono in competizione tra loro.
Questo aspetto rappresenta un problema importante nella gestione selvicolturale. Infatti la maggior parte dei nostri popolamenti forestali deriva storicamente da una gestione, o da una non gestione, finalizzata a scopi anche molto diversi da quelli che sono invece richiesti attualmente dalla società e dai fruitori della foresta. Nello stesso modo i nostri interventi attuali sono rivolti a valorizzare esigenze che potrebbero radicalmente cambiare nel corso della vita dei popolamenti forestali.

E’ quindi di fondamentale importanza, attraverso la selvicoltura, cercare di valorizzare le richieste più urgenti e sentite della società ma, nello stesso tempo, avere uno sguardo di lungo periodo che permetta il mantenimento della funzionalità e della peculiarità dei singoli popolamenti forestali.

Attualmente la produzione di legname ha una importanza di molto inferiore rispetto al passato ed in molto casi viene addirittura vista con sospetto da parte di settori della pubblica opinione.

I proprietari forestali e i settori di popolazione locale più direttamente coinvolti, per attività economica e per consapevolezza delle tradizioni e caratteristiche del proprio territorio, riversano sulla foresta ancora giuste attese di tipo produttivo, ossia associano al bosco il concetto di utilizzazione forestale, mentre altri ampi settori di opinione riversano sulla foreste unicamente attese di tipo estetico e fruitivo, inconsapevoli del fatto che l’attuale struttura dei boschi deriva da una serie secolare di trattamenti selvicolturali e che la soddisfazione delle esigenze fruitive ed estetiche comporta l’esecuzione di interventi selvicolturali non essendo ipotizzabile una sorta di “cristallizzazione” di strutture biologiche complesse che per loro natura evolvono e regrediscono ciclicamente.

Negli ultimi decenni parte dell’opinione pubblica ed esponenti del mondo scientifico sollecitano una gestione delle foreste attenta alla biodiversità ed alla sostenibilità, puntando ad un complessivo arricchimento e degli ecosistemi forestali. Tale esigenza assolutamente doverosa, mentre pone solo limitatamente problemi di conflitto con le aspettative di produzione e di protezione, confligge con le aspettative di fruizione turistica ed estetica; esemplificativo a tal riguardo è il concetto di “bosco pulito”, dunque di aspetto paesaggistico gradevole e di facile fruibilità, ma frutto di strutture banalizzate e derivante da un complessivo impoverimento dell’ecosistema.

Compito dell’assestamento forestale è dunque il proporre soluzioni gestionali capaci di coniugare attese dell'uomo e caratteristiche ecologiche degli alberi, nella convinzione che solo boschi in equilibrio naturale con la stazione ed orientati secondo la loro dinamica naturale, possono garantire la perpuetazione del patrimonio boschivo, la sua massima redditività nel lungo periodo ed il miglior assolvimento complessivo delle funzioni assegnate.

Strumento della pianificazione forestale è il Piano Forestale Aziendale che, attraverso la suddivisione del complesso boscato in aree omogenee, definisce le priorità di funzione attesa e formula gli indirizzi gestionali necessari per il loro conseguimento, mediando tra i potenziali conflitti di interesse in merito alle diverse funzioni attese da parte dei diversi soggetti ed interessi coinvolti e mirando all’obiettivo generale di una gestione forestale sostenibile, sia in ottica economica che soprattutto nella più complessiva ottica ecosistemica.

I boschi comunali di Usseaux

La superficie complessiva del territorio comunale di Usseaux è di 3820 ha, in gran parte costituita da pascoli (più di 1.700 ha), quindi dai boschi per lo più di pubblici (circa 1200 ha) e alle quote superiori, da rocce e macereti. Le foreste rappresentano più del 34% della proprietà del comune di Usseaux e sono maggiormente concentrate sul versante destro della valle.

I popolamenti forestali di Usseaux si sviluppano quasi tutti nel piano subalpino raggiungendo i limiti superiori del bosco. L’elevata altitudine, associata ad un clima pressoché continentale, ha permesso lo sviluppo di specie quali il pino cembro e il pino uncinato che formano boschi misti associati al larice, molto diffuso. Il larice, inoltre, essendo in passato stato favorito dall’uomo si è molto diffuso costituendo grandi superfici monospecifiche.

Interventi selviculturali

I boschi di Fenestrelle sono prevalentemente costituiti da fustaie, soprattutto di conifere, larice e pino silvestre, oltre che dai boschi di neoformazione, generalmente non sottoposti a interventi di gestione.
Nella gestione delle fustaie è importante avere chiaro l'obiettivo che si vuole raggiungere bilanciando stabilità e prelievo di biomassa.

Parametri che bisogna prendere in considerazione sono le condizioni ambientali locali, il disturbo della fauna o di eventi straordinari quali valanghe, siccità, attacchi di insetti oltre ai rapporti tra le diverse specie forestali e la possibile rinnovazione che si verrà a creare.

Data la molteplicità di funzioni svolte dalle fustaie è essenziale mantenerne e spesso migliorarne la stabilità, e quindi la multifunzionalità; va inoltre considerata la relativa fragilità in particolare delle stazioni montane e subalpine, soggette a limitazioni anche marcate, spesso di difficile accesso e rinnovazione.

Nei lariceti maturi si interviene solitamente con tagli a buche di dimensioni più o meno grandi (fino a 2000 mq) in modo da aumentare la luce che arriva al suolo e stimolare la nascita del seme, amante della luce. Insieme all'apertura di buche occorre anche attuare una lavorazione del terreno che porti in superficie gli strati minerali e limitare lo sviluppo della rinnovazione di arbusti e alberi di latifoglie. Altro accorgimento per favorire la rinnovazione del larice è quello di vietare il pascolo nelle aree tagliate.

I popolamenti più giovani vengono trattati con diradamenti volti a selezionare i soggetti di miglior avvenire e più stabili, andando ad asportare i soggetti mal conformati, deperienti o concorrenti.

La Certificazione Forestale

La pianificazione forestale nel pinerolese
I boschi dell'area montana Pinerolese si estendono su una superficie complessiva di 44.000 ha, di cui ha 16.500 di proprietà dei Comuni, e comprendono soprassuoli di particolare interesse selvicolturale in un’ottica polifunzionale che comprende produzione di legname, protezione dei versanti, immagine paesaggistica e fruizione turistica.

La notevole importanza polifunzionale unitamente all’estensione e alla produttività della superficie forestale comunale, ha determinato la necessità di un’accurata pianificazione di dettaglio attraverso la redazione dei Piani Aziendali Forestali

I Piani Aziendali Forestali, strumenti di pianificazione esecutiva delle proprietà forestali, prevedono non soltanto interventi meramente produttivistici ma, in un’ottica multifunzionale, pianificano tutti i necessari interventi di miglioramento e cura nei popolamenti giovani, in quelli degradati e in quelli di particolare interesse di produzione diretta

La certificazione forestale nelle valli Chisone e Germanasca
A partire dal 2007 le proprietà forestali comunali di Salza di Pinerolo, Massello, Roure, Fenestrelle, Pragelato e Usseaux hanno ottenuto la certificazione della gestione forestale secondo lo schema PEFC.

Che cos’è lo schema PEFC?
Il PEFC è una norma riconosciuta a livello internazionale che definisce una serie di criteri e indicatori della "gestione forestale sostenibile" (GFS), ovvero parametri quantitativi e qualitativi che permettono di valutare le performance ambientali e la sostenibilità dei sistemi di gestione forestale. Per i sei Comuni certificati l’attività di monitoraggio e rispetto di criteri ed indicatori è affidata a tecnici forestali mentre un organismo esterno svolge le verifiche ispettive periodiche ed emette il certificato.

I principi di base dello schema PEFC
  • Mantenimento e appropriato sviluppo delle risorse forestali e loro contributo al ciclo globale del carbonio;
  • Mantenimento della salute e vitalità dell'ecosistema forestale;
  • Mantenimento e promozione delle funzioni produttive delle foreste (prodotti legnosi e non);
  • Mantenimento, conservazione e adeguato sviluppo della diversità biologica negli ecosistemi forestali;
  • Mantenimento e adeguato sviluppo delle funzioni protettive nella gestione forestale (in particolare suolo e acqua);
  • Mantenimento di altre funzioni e condizioni socio-economiche.
 

Vivaio forestale

Coerentemente alla finalità della legge forestale, la Regione Piemonte provvede alla gestione dei propri vivai forestali, la cui attività è finalizzata alla produzione di piante forestali autoctone, controllate e certificate sia dal punto di vista fitosanitario che da quello della provenienza, destinate ai seguenti utilizzi:

  • arboricoltura da legno, imboschimento, rimboschimento, rinaturalizzazione, recupero ambientale con tecniche di ingegneria naturalistica, forestazione urbana;
  • realizzazione e rinfoltimento di tartufaie coltivate;
  • lavori di recupero ambientale e rimboschimento eseguiti dalla Regione in amministrazione diretta.

Attualmente sono ancora tre i vivai regionali attivi, il "Carlo Alberto"a FENESTRELLE (TO), il "Fenale" ad ALBANO VERCELLESE (VC) ed il "Gambarello" a CHIUSA PESIO (CN).

La storia del "Carlo Alberto", così chiamato per la vicina ridotta omonima, è legata all'iniziativa personale di Vincenzo Joly, guardia forestale in servizio presso la stazione di Fenestrelle che, ad inizio del 1900, dapprima in maniera sperimentale e poi professionale, si fece iniziatore di un piccolo allevamento di piantine di larice e pino. Davanti al crescente perfezionarsi dei metodi adottati dal Joly per la semina e poi per il trapianto dei giovani semenziali, dopo una visita ispettiva, il Corpo Forestale dello Stato garantì il proprio sostegno all'iniziativa del Joly: nel 1911 il vivaio si insediò nella piana a valle di Fenestrelle per avere uno spazio più ampio e pianeggiante e ricevette sussidio statale per pagare la squadra di operai che vi prestava servizio. Primo capo operaio addetto alla sorveglianza dei lavori fu un esperto agricoltore del luogo, il sig. Enrico PONS, cui fece poi seguito il figlio Emilio. Il vivaio visse alterne vicende legate alla sua gestione, attualmente è di proprietà della Regione Piemonte; da sempre rappresenta una fondamentale realtà lavorativa del territorio, in quanto sono impiegate almeno una decina di persone altamente qualificate per le mansioni forestali e vivaistiche.
 

Valuta da 1 a 5 stelle la pagina

Grazie, il tuo parere ci aiuterà a migliorare il servizio!

1/2

Vuoi aggiungere altri dettagli? 2/2

Inserire massimo 200 caratteri